Il melograno, col suo rosso vibrante, abbellisce e rallegra i giardini. E’ quasi automatico associarlo all’Alhambra di Granada, con sottofondo musicale di fresche fontane.
A dispetto dell’aura menagrama datagli dal Carducci, forse legata al mito di Persefone, è in realtà frutto associato a fertilità e abbondanza sia nell’antica Roma che tra gli egizi.
In Turchia è un frutto molto apprezzato e il suo succo viene offerto mescolato a una purea di mela, per mitigarne l’asprezza, continuando a beneficiare delle sue vitamine.
Tanto in Turchia che in Cina rimane ancora associato alla fertilità, in usanze legate ai festeggiamenti per il matrimonio, un po’ come il nostro riso.
Nella cultura ebraica si dice che la melagrana contenga 613 chicchi: 613, come i comandamenti della Torah.
Le tesi di laurea vengono in genere rilegate con copertine rosso granata, certamente di buon augurio.
Tornando da Istanbul, ho portato in valigia con me il classico spremiagrumi dei banchetti di melagrane: al momento troneggia nella mia cucina.