Il gelso era coltivato più per la bachicoltura da seta che per la consumazione delle sue more: per ora, non credo che mi lancerò nel ramo seta, e mi limiterò alle confetture.
Amo questa pianta per le sue foglie ampie, per la sua chioma dal portamento espanso che crea fresca ombra, e per la sua generosità; per utilizzarne le more, conviene guidarla un po’, per ridurne l’esuberanza.
Ci sono gelsi bianchi, gelsi neri, e anche rossi: i rossi ricordo di averli visti al sud, anni fa, e ho in mente di comprarne una pianta, per vedere come si adatti al clima del centro Italia.
Secondo me il gusto dei gelsi bianchi è di molto inferiore a quello dei gelsi neri: per questo uso solo il Morus Nigra, per le mie confetture, e lascio quelli bianchi (Morus Alba) agli insetti, invitandoli a farne abbondanti scorpacciate, lasciando in pace gli altri alberi del frutteto.
Ogni volta che comincia la raccolta, il pensiero mi va alle facce impiastricciate dei miei figli, che da bimbi andavano in una scuola che aveva dei gelsi neri in giardino. Questo mi mette allegria e buona lena nel lavoro. E mi ricorda di vestirmi di scuro, per la lavorazione di queste more: macchiano in maniera assolutamente indelebile qualsiasi tessuto.
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